Alla fine dell’inverno, da secoli in Romagna si rinnova un gesto corale: accendere grandi fuochi nei campi per salutare marzo e scacciare il freddo. Un modo per far luce sulla nuova stagione, aspettando la primavera con il calore della comunità.
Un fuoco che viene da lontano
“Lòm a Merz” vuol dire proprio questo: fare luce a marzo. Era il modo dei contadini di dare il benvenuto alla nuova stagione, bruciando nei campi i sarmenti della potatura e, insieme a loro, ogni sventura passata. Un rito semplice, ma carico di speranza: più il fuoco ardeva, più si credeva che l’annata agricola sarebbe stata buona.
Una notte di comunità
Attorno a quei falò si radunava tutta la gente: uomini, donne e bambini che si scaldavano, chiacchieravano e aspettavano che la fiamma consumasse l’inverno. Non era solo un fuoco: era la vita di paese che si ritrovava, era l’idea che la primavera fosse davvero vicina.
La tradizione oggi
Ancora oggi, tra colline e pianura, i “Lòm a Merz” tornano a brillare. I falò illuminano la campagna romagnola, unendo passato e presente in una festa semplice ma potente, che profuma di legna e di speranza.