La collezione ha trovato la sua definitiva sistemazione in un’ala del piano nobile di Palazzo Laderchi, edificio che si lega alle vicende di uno dei più antichi casati faentini.
Il Palazzo è stato progettato dall'architetto bolognese Francesco Tadolini in forme di ispirazione cinquecentesca ed è uno degli elementi più significativi del centro storico di Faenza.
All'interno si può ammirare la grande volta del Salone delle Feste, affrescata nel 1794 da Felice Giani con Storie di Amore e Psiche e stucchi di Antonio Trentanove. Nel salone sono esposti editti, documenti e ritratti del XVIII e XIX secolo. Da segnalare un busto in marmo bianco di Napoleone attribuito allo scultore Raimondo Trentanove.
Da non perdere: il Gabinetto di Astronomia, uno studiolo ovale, progettato da Giovanni Antonio Antolini e affrescato da Felice Giani con la Danza delle Ore e la rappresentazione dei Pianeti, dei simboli zodiacali e dei quattro astronomi Galileo, Keplero, Ticone e Copernico.
Il nucleo museale più significativo è costituito da stampe, fotografie, dipinti, proclami, bandiere, uniformi e cimeli vari. L’esposizione parte con la presentazione di stampe, fotografie e una bandiera del periodo risorgimentale restaurati nell’ultimo decennio. Nelle salette successive si trovano alcuni volti dei protagonisti dell’Unità d’Italia. Di grande interesse i ritratti di Aurelio Saffi e di Cavour dipinti in maiolica da Angelo Marabini e un busto in terracotta raffigurante Giuseppe Mazzini realizzato da Domenico Baccarini, firmato e datato 1900.
Nell'ultima sala, detta Sala Saviotti dal nome del suo decoratore, sono esposti quadri, armi e cimeli che raccontano la storia faentina della prima metà dell’Ottocento. Spiccano, tra i ritratti quelli di Achille e Francesco Laderchi ed una rara miniatura raffigurante il generale Giusppe Sercognani.