Un frutto che viene da lontano
A prima vista sembra una castagna, ma il marrone ha qualcosa in più: è più grande, più buono e la buccia se ne va via in un attimo. Ricco di potassio e vitamina C, è un frutto sano e nutriente, che non appesantisce e che da secoli accompagna chi vive sull’Appennino.
Le prime piantate di castagni nella Valle del Senio e del Lamone non furono un caso: pare che a metter mano siano stati proprio i monaci benedettini, mille anni fa, piantando alberi che avrebbero fatto la fortuna delle comunità locali.
Una storia lunga secoli
Il castagno ha radici antiche, arrivate fino a noi da terre lontane come l’Asia Minore. Furono gli Etruschi a portarlo in Italia, e i Romani se lo trovarono già nei boschi: per loro non era un frutto di lusso, ma un cibo da tutti i giorni, “pane dei poveri” che sfamava quando di altro non ce n’era.
Per secoli le castagne e i marroni sono stati la forza delle popolazioni di montagna, la base di farine, zuppe e dolci rustici che ancora oggi raccontano la fame, la fatica e la fantasia della nostra gente.
Orgoglio dell’Appennino romagnolo
Oggi i marroni non hanno più l’etichetta del “cibo povero”: sono un prodotto di pregio, protagonista di fiere, sagre e ricette che uniscono la tradizione contadina al gusto moderno. Che sia arrostito sul fuoco, bollito, trasformato in farina o messo in un dolce, il marrone resta un simbolo di casa, natura e autenticità.