Con la presa della città da parte della famiglia Manfredi, Faenza ha avuto una fase di ampliamento e di rinnovo. La grande opera di fortificazione urbana ha avuto inizio nel 1376-1377, con l'obiettivo di racchiudere tutti i sobborghi che si erano sviluppati.
Dopo un periodo di sospensione i lavori delle mura sono stati ripresi nel 1449 per iniziativa di Astorgio II.
Le mura di età manfrediana si estendevano per circa 5 Km ed erano costituite da una cinta in laterizio con merlatura ghibellina rafforzata da scarpe e contrafforti per contrastare la potenza delle armi da fuoco. Le mura collegavano dei torresini, torri circolari a presidio del sistema di difesa, torrioni per la disposizione delle bombarde da fuoco e porte ad arco per l'accesso di persone e merci.
Porta delle Chiavi
Delle nove porte si conserva solo la Porta dell'Ospitale, nome legato alla presenza dell'ospitale per pellegrini presso la chiesa della Commenda, nel Borgo Durbecco, conosciuta come Porta delle Chiavi dal XVIII secolo.
L'aspetto attuale della porta risale ai restauri settecenteschi, a seguito di un incendio, e ottocenteschi, con l'inserimento di nuove finestre, l'eliminazione dei merli e degli edifici attigui. Al di sopra dell'arco di accesso si conserva un pannello in cotto raffigurante la Beata Vergine delle Grazie.
Tratti di mura sono visibili in via Angelo Lapi, via Ponte Romano, via Mura Torelli, via Salita, via Mura Proietti.